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Gargoyle
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Davidson, Andrew - Davidson, Andrew <1969- >

Gargoyle

Milano : Mondadori, 2008

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Abstract: Una vita senza sentimenti, una carriera come famoso attore porno, serate dedicate al più assoluto edonismo, nessun legame. È tutto ciò che l'anonimo protagonista di questo romanzo si trova alle spalle, mentre giace in un letto d'ospedale a seguito di un terribile incidente stradale, completamente sfigurato dalle ustioni. Ora che non può più in alcun modo fare affidamento sul suo corpo egli attende in solitudine, senza nessun amico, il giorno in cui sarà abbastanza forte da alzarsi dal letto e uccidersi. Durante una delle sue interminabili giornate, tuttavia, una ragazza di nome Marianne entra nella sua stanza e comincia a parlargli come se lo conoscesse da sempre. Si tratta di una paziente psichiatrica dell'ospedale, una geniale scultrice di gargoyle di pietra affetta però da profonde crisi maniacali. Nonostante l'iniziale diffidenza del narratore Marianne tornerà anche nei giorni successivi, raccontandogli ciò che lei dice essere stata la loro prima storia d'amore, avvenuta nella Germania del tredicesimo secolo. Di lì, a cadenze regolari, tornerà al suo capezzale per narrargli, come nelle Mille e una notte, di storie d'amore avvenute tra loro in altre epoche.

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"Forte come la morte è l'amore, tenace come gli Inferi è la passione".
"Du bist beslozzen in minem hertzen, verlorn ist das sluzzelin: du moust och immer darinne sin" (Tu sei mio, io sono tua: di questo puoi stare certo. Ti hanno rinchiuso dentro al mio cuore, la chiave l'hanno gettata via: qui dentro resterai per sempre).

Mi è molto piaciuto il modo in cui l'autore racconta questa storia. A causa di un evento drammatico, il protagonista inizierà un viaggio che lo porterà a riscoprire la vitae a incontri con persone che, nonostante tutto lottano per la sua sopravvivenza. Molto belli sono i racconti di Marianne, racconti che ci portano in un'epoca passata e che si intrecciano con il protagonista. Interessante anche il paragone con l'Inferno dantesco.
La morale? Beh penso che sia molto soggettiva, però secondo me capiamo il vero senso della vita solo quando capitano eventi drammatici. Dovremmo imparare ad apprezzare di più ciò che si ha, invece che concentrarci su ciò che ci manca.

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